Fontanafredda 1911 – Bologna 1992
Mario “Rino” Pagotto nasce a Fontanafredda in provincia di Udine il 14 dicembre1911, in una famiglia di contadini che poco dopo lascia la campagna e si trasferisce a Pordenone. In città “Rino”, friulano robusto e vivace, lavora come ciabattino, ma coltiva la sua passione: il calcio. Inizia a giocare nei campetti dell’oratorio e in men che non si dica passa alle giovanili del Pordenone che sarà per lui il trampolino di lancio per la serie A con il Bologna. Con la squadra rossoblu, guidata dal mitico Arpad Weisz, Rino esordisce il 1° dicembre del ’36 contro il Genoa. Nello stesso anno si aggiudica a Parigi con il Bologna il Torneo Internazionale dell’Expo Universale, vincendo contro il Chelsea per 4-1. Viene selezionato per la nazionale italiana, che a Roma batte la Romania per 2-1. Nel 1943 Rino deve rispondere alla chiamata di leva, è arruolato nella brigata alpina. Con l’armistizio dell’8 settembre i tedeschi lo arrestano; inizia il suo triste viaggio verso Hohenstein, quindi in Polonia a Byalistok, dove viene registrato con il numero DA8659. Le penose condizioni di vita gli fanno perdere in sei mesi trenta chili, ma non muore la sua passione per il calcio che lo accomuna ad altri compagni di prigionia. La fine della guerra e l’avanzata dell’Armata Rossa fanno sgombrare in fretta il campo; c’è un fuggi fuggi generale di carnefici e prigionieri. Rino, con sette compagni, inizia una lunga odissea attraverso l’Europa, un viaggio incredibile verso casa, che riporta il gruppo nuovamente a Hohenstein diventato, nel frattempo, centro di accoglienza e smistamento. A questo punto la vita migliora, ma l’Italia è ancora lontana. Inizia un nuovo viaggio che porta lui e i suoi compagni a Odessa e quindi a Cernauti, dove Rino incontra altri italiani con la passione del football. Formano una squadra che sfiderà, su spianate polverose, le rappresentative di prigionieri greci, olandesi, belgi. Gli italiani sono imbattibili e diventano famosi come “Quelli di Cernauti”. La squadra era formata da: Colombo, Pagotto, Olivetti, Sassone, Trombetta, Canova, Alocco, Napolitano, Carneggi, Vasini, Tagliabue; in panchina Corrado, Scazzosi, Fontana; allenatore Matiani; commissario tecnico Bertelli. Da Cernauti il gruppo di italiani viene portato a Sluzk, dove Rino organizza un torneo tra le diverse squadre del campo; diciotto partite tutte vinte da “Quelli di Cernauti”. Rimane memorabile il match contro i militari dell’Armata Rossa che vengono battuti per 6 a 2. C’è spazio anche per un incredibile derby contro una squadra di italiani, quelli di Lembertow, rimasti imbattuti per 33 incontri prima di cedere il passo a “Quelli di Cernauti”. Piano piano i campi e i lager chiudono, Rino e i suoi compagni tornano a casa: basta lager, basta tifosi denutriti che urlano a squarciagola per dimenticare l’orrore della guerra. Così il calciatore cerca di riprendere una vita normale e torna a giocare nella stagione 1945-46 con il Bologna, dove rimarrà ancora per due campionati. Fino all’ultimo (è morto nell’agosto del 1992) ricorderà sempre con queste parole quegli incontri: “…l’uomo era diventato cosa agli occhi degli uomini. Noi nei lager ogni giorno ci giocavamo la vita”.